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La bulimia: chi divora è divorato

La bulimia: chi divora è divorato

Quando il piacere mi ammorba

Bulimia: consiste una sfrenata tendenza ad abbuffarsi, unita al piacere di mangiare e dalla paura di perdere il controllo. Sono persone che divorano grandi quantità di cibo, senza attivare condotte di eliminazione.

Il disturbo si sviluppo in base a queste fasi:

  • scopro che mangiare di per sé stesso è molto piacevole
  • scopro che nel cibo posso nascondermi per non affrontare le difficoltà di ogni giorno, che ritengo insormontabili.

Una persona con disturbo di bulimia può essere paragonata a un carciofo: il guscio mi protegge dagli attacchi degli altri. La scorza protegge il   mio cuore, tenero e buono, pieno di paura di uscire allo scoperto. Sono sicura che non sarò oggetto di desideri sessuali, perché frappongo tra me e gli altri il grasso, come uno scudo, come corazza, che mi protegge dal sentire troppo le emozioni e dal rischio di abbandonarmi ad esse e perdere il controllo.

Vivo una ambivalenza tra il bisogno di provare le emozioni di piacere, di essere sedotta e di sedurre e la paura che se mi lascio andare perdo il controllo di me stessa.

MARIA: una balena “spiaggiata” e immobile sulla sabbia

Maria si presenta nel mio studio, con l’aria sconfitta e una presenza trascurata nell’abbigliamento e nell’aspetto: come fosse una di quelle balene “spiaggiate “che si lasciano andare, non lottano più per tornare al loro posto, in mare aperto…

Mi racconta che ha perso la lotta contro il cibo: ha perso, ha smesso di lottare, si è arresa.  Io rappresento la sua ultima spiaggia.
“Il problema non è la fame, è la voglia di mangiare e mi basta poco, un dispiacere, un ‘emozione che non voglio sentire.”, mi dice, affranta.

Ecco, in sintesi, la sua storia: da alcuni anni tende sempre più ad abbuffarsi, con un piacere forte nel mangiare. Le sue tentate soluzioni sono le diete, per poter controllare il suo desiderio, ma tanto più lo limita e tanto più desidera abbuffarsi.

Il mio intervento è paradossale e incisivo:” quanto pensa ancora di ingrassare, prima di dimagrire? “le chiedo.

Spiego: facciamo defluire questo fiume di voracità, perché più lo frena e lo argina, e più esce dagli argini e la travolge, distruggendola in tutto il resto, proprio come un fiume che esonda, trasportando con sé tutto ciò che trova, detriti, fango, sassi, rami… In modo pragmatico, ti chiedo di smettere di contenere la tua voglia irrefrenabile, non frenarti più, così vedremo quanto ancora dovrai ingrassare prima di dimagrire.

E questa piena esondata e straripata guardiamola, tocchiamola: che funzione ha, da cosa mi protegge e mi consola?

Le chiedo quindi di andare a cercare   l’utilità del problema: “fammi una lista dei problemi che vorresti vedere risolti oltre a quello del cibo!”, le chiedo.

Maria mi racconta che “ogni volta che sente la voglia di mangiare, sa che qualcosa non va, ma non sa cosa …  Con il cibo, si è accorta di avere coperto tutte le emozioni, partendo dalle negative, come rabbia, dolore, paura di fallire. e finendo anche con le positive. Anestetizzando le negative, è passata, come un trattore, anche su quelle positive.

“Io non conosco più l’emozione che si muove da sotto” mi dice, sconsolata.

Con il procedere dei colloqui, scopre la trappola in cui era caduta e mi dice:” il grasso allora mi protegge da me, copre la paura di soffrire e di fallire ...perché se mi rifiutano non do la colpa a me stessa, ma al mio grasso… davvero una tremenda scappatoia eh?

Come se ci fosse una danza tra me e lei e stessimo ballando un tango in cui, per poter ballare, bisogna coordinarsi, propongo, sulle sue stesse sollecitazioni, due prescrizioni:

  • “Se mangi 1, mangi 5 “: prendi e segui una delle tue diete e, se ti viene voglia di trasgredire con un altro cibo lo mangerai 5 volte ““puoi non farlo, ma se lo mangi 1 volta, lo mangerai per 5 volte”
  • L’ epistolario notturno: cara dottoressa.”: scrivi una lettera indirizzata a me tutte le sere prima di dormire, in cui mi parli dei tuoi desideri, delle tue paure, dei tuoi sogni… come un fiume in piena, scrivi, scrivi, poi firmi e la porti a me, una al giorno fino a quando ci vedremo.

Maria torna   e mi dice “quando ho desiderato quel cibo, pensando di doverlo mangiare 5 volte, mi sono fermata perché ho sentito un senso di avversione.  e mi dicevo “non le voglio mangiare quelle cose in più”. I primi giorni ho sentito una forte privazione, poi la voglia di mangiare quei cibi mi è addirittura passata”.

Leggo l’epistolario, è pieno di desideri, di sogni, di bisogni per troppo tempo schiacciati e repressi…

La esorto a continuare a scrivermi, ogni sera, prima di dormire, con le consuete modalità.

Le aggravo la prescrizione del sintomo:” se mangi 1, mangi 7”!

Maria torna con una novità: ha iniziato a dimagrire.

Sta anche dimostrando più apertura e interesse verso gli altri: sente in misura minore il bisogno di nascondersi e di difendersi.

Il lavoro prosegue con la proposta di inserire, nella sua dieta, una piccola trasgressione, come un cioccolatino, un biscotto etc., sulla base di questo ulteriore “passo di danza” che stiamo facendo assieme: “un piccolo disordine mantiene l’ordine, se ti concedi una piccola trasgressione ogni giorno, non perderai più il controllo sul resto…, ma se non te lo concedi, non ci potrai rinunciare e tornerai a trasgredire.”

Maria continua a dimagrire, riprende piano piano ad amare il suo corpo, riprende a piacersi……

È come se fosse approdata su un’isola deserta: deve ancora imparare a conoscerla e ambientarsi in essa riuscendo a ripararsi dal freddo, a trovare il cibo da sola, a trovare riparo dalle bestie feroci. “Fino ad ora ti sei protetta con un guscio, una corazza, ora quel carciofo iniziale che eri lo stiamo sfogliando e stiamo tirando fuori il suo cuore buono, che deve imparare a gestire la paura e ad affrontare le sfide della vita. Le corazze proteggono, ma poi imprigionano e ci fanno sentire deboli e impauriti, nascosti da esse. Bisogna imparare ad andare avanti senza.” le dico.

Da questo momento in poi il lavoro psicologico sarà orientato a rifare pace con le sue emozioni, tornando a guardarle e a gestirle, adesso che sente il cibo non più come corazza molesta, ma come amico, come una parte di sé che non coprirà più le sue paure e le sue ansie ma le lascerà emergere, senza ostacolarla nella conoscenza e nella gestione di esse!

Spunti bibliografici
Nardone, Verbitz, Milanese. 1999.Le prigioni del cibo. Ponte alle Grazie
Nardone, 2003. Al di là dell‘amore e dell’odio per il cibo. Bur
Nardone, 2007. La dieta paradossale. Ponte alle grazie
Bergami, Bossi, Ongaro, Rossi, Speciani, 2014. Dieta o non dieta. Ponte alle Grazie
Nardone, Speciani, 2015. Mangia, muoviti, ama. Ponte alle Grazie
Milanese, 2020. L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Ponte alle Grazie

Dottoressa Pierangela Bonardi
Psicologa Psicoterapeuta - Parma - Reggio Emilia

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Dott.ssa Dott.ssa Pierangela Bonardi
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna 0907 dal 08/06/1993
Iscritta all'Albo Psicoterapeuti Emilia Romagna (03/03/1995)
Laureata in Pedagogia e Psicologia, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulente del Tribunale di Reggio Emilia

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