Un ragazzo di 15 anni si introduce nel mio ambulatorio, con gli occhi bassi e la voce che gli trema.
Mi racconta di essersi ritirato da un Istituto tecnico ad indirizzo informatico , in quanto sottoposto a critiche da parte di alcune compagne dell’anno scorso per avere pianto quando frequentava la Scuola Media durante una interrogazione alla lavagna, per non essere capace di capire le richieste scolastiche, per essere troppo fragile e senza” spina dorsale”.
Si era creato un pensiero prevenuto contro di lui : fragile , insicuro, imbranato , incapace.
Queste maldicenze, insistenti e dirette, lo avevano fatto sentire sempre sotto giudizio anche da parte degli altri compagni e da tutti i professori.Si sentiva continuamente rifiutato in quanto secondo lui le persone, osservandolo, capivano che era un tipo problematico e lo tenevano a distanza.
La sensazione di inadeguatezza si espandeva anche a qualsiasi altro contatto sociale, verso gli amici e i compagni di squadra di calcio in cui svolgeva il ruolo di portiere. La sua vita di relazione era limitata al rapporto con le persone con le quali si sentiva al sicuro, perchè conosciute da molto tempo, oppure i familiari stessi.
Per il resto viveva in una condizione di costante vigilanza, tendeva ad evitare le situazioni di rischio oppure si proteggeva in compagnia di persone fidate.
La sua condizione di bolla non lo proteggeva in realtà dal sentirsi giudicato e rifiutato dagli altri e non gli impediva di darsela a gambe levate, di fuggire dal confronto perché percepito come troppo rischioso: aveva iniziato a evitare , oltre alla scuola , anche gli allenamenti sportivi e non curava più le relazioni con i suoi amici fidati dell’infanzia. Forse, pensava , saro’ davvero diverso e inadeguato : cerco quindi di non farmi notare, di rimpicciolire agli occhi degli altri fino a sparire. Se non vengo visto, non sono rifiutato e mi salvo.
Come prima indicazione gli chiedo di cercare CONFERMA al suo dubbio, portandomi prove concrete della sua sensazione di essere rifiutato . Avrebbe dovuto uscire di casa e cercare negli occhi, nella mimica e negli atteggiamenti delle persone che incontrava una conferma della sua credenza, per un determinato periodo di tempo e ogni giorno, annotarseli e portarmeli al prossimo appuntamento.
Marcello cerca, cerca, per una volta, più volte, ma non trova…
Non trova segni concreti, comportamentali del rifiuto da parte degli altri .
Io lo incoraggio a cercare ancora …ma più cerca e meno trova.
Sorge in lui allora una domanda, tutta di un fiato : “allora sono io che mi sono fatto la para, gli altri non c’entrano?”
Questa intuizione è un punto cruciale del lavoro: ho rotto la credenza, ho infranto la certezza e ho inserito un dubbio:” e se fossi io a essermi inventato tutto? Se fossi io a vedere cose che non ci sono? “
Con Proust concordo che “non cerco nuove terre , ma cambio gli occhi coi quali le guardo … “
“Non avevo visto le cose da questa prospettiva.. quindi sarei io a costruire tutto?” , mi chiede .
Una volta modificata la percezione della sua condizione, è possibile intervenire costruendo ”uno scenario oltre al problema”:” andiamo oltre, vediamo se la marionetta rotta con gli occhi caduti dal di dentro, guarda fuori invece che dentro”gli dico .
“Se io avessi risolto il mio problema, come immagino diventi la mia vita, cosa farei di diverso rispetto al solito?”
Marcello immagina, risponde, espande il mio lancio, gli brillano gli occhi.
E ora è pronto a mettere in atto una mia indicazione, un piccolo esperimento : “in qualsiasi luogo tu sia, con persone conosciute o sconosciute, a scuola o dove ti pare chiediti : cosa farei di diverso entrando in contatto con queste persone se fossi sicuro di essere considerato una persona interessante e stimabile?“
Marcello è entusiasta dell’idea e collabora. Comincia a invitare amici, a prendere iniziative sociali, a riannodare legami che aveva interrotto, facendo ogni volta una piccola azione, camminando a piccoli passi.
Il passo successivo sarà quello di potenziare di più il senso di fiducia nelle sue risorse e il senso di autoefficacia.
Marcello si chiede: sarò davvero in grado di meritarmi la stima degli altri? A questo punto lavoro “ di cesello “, aiutandolo a misurare i suoi progressi e a trarre forza dai suoi limiti, vissuti non piu’ come rischi da evitare , ma come prove con le quali confrontarsi .
Gradualmente , Marcello recupera la sua autostima , diventando resiliente, imparando a monitorarsi , a darsi dei punteggi di autovalutazione ( in una scala da 0 a8 , in cui 0 è il punto di partenza e 8 è il punto di arrivo,dove ti collochi ora?) , crescendo piano piano di un mezzo punto, massimo di un punto ...
Siamo arrivati alla fine del percorso : Marcello si è valutato con un 8, si è iscritto in una nuova Scuola , un Liceo con indirizzo informatico e cerca una squadra dove poter essere bene allenato come portiere e poter dare il meglio di sè.
Ha una rete solida di amici e instaura relazioni nuove, in particolare con una nuova compagna di scuola che gli ha confessato di avere avuto anche lei le sue stesse difficoltà .Aiutandola, Marcello aiuta se stesso e si accorge che, oltre a esserne uscito, ha saputo trasformare quelli che erano i sui limiti in risorse , diventando più empatico, andando incontro all’altro e al suo dolore, come è stato capace di fare su se sesso.
I suoi occhi brillano sempre di più e si allarga in sorrisi.
Allora lo stupisco ancora una volta e gli chiedo:” se tu volessi tornare indietro e rovinare tutto quello che hai costruito, cosa dovresti fare?”
Sorride ironico e con decisione mi dice:”non studiare, chiudermi, dire che non sono buono, avere paura di essere escluso, tornare a farmi condizionare dalle ragazze maldicenti e pensare che è vero tutto quello che pensano di me.
Marcello non rovinerà quello che ha costruito.
Se lo terrà stretto, come il nocchiero la sua nave, e saprà dirigerla, sapendo pero’ che a volte il mare si increspa e si fa grosso, a volte il vento sibila forte, e che lui saprà, come ha già dimostrato a se stesso , condurla con mano ferma e non farla ribaltare.
Dottoressa Pierangela Bonardi
Psicologa Psicoterapeuta - Parma - Reggio Emilia
Dottoressa Pierangela Bonardi Parma - Reggio Emilia
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Dott.ssa Dott.ssa Pierangela Bonardi
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna 0907 dal 08/06/1993
Iscritta all'Albo Psicoterapeuti Emilia Romagna (03/03/1995)
Laureata in Pedagogia e Psicologia, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulente del Tribunale di Reggio Emilia
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