Questa è la storia di Carlo che, già in età adolescenziale, corrispondente ai sedici anni, presenta i seguenti disagi: non accetta il suo corpo maschile, non condivide momenti empatici con i suoi compagni maschi, prova un senso di vergogna che lo porta a nascondersi per evitare di esporsi a situazioni conflittuali.
Sente di essere “fuori posto “, si sente in colpa per deludere le aspettative altrui, inizia a non esprimere i suoi sentimenti e attitudini, correndo il rischio di diventare estraneo, oltre che all’ambiente, anche a sé stesso.
Questa sensazione di estraneità gli produce un distacco dalla realtà, una fuga da essa in quanto ritenuta non sostenibile emotivamente.
La sessualità è vissuta “zoppa”, il desiderio è fantasticato ma non realizzato, gli approcci con il genere femminile sono “di maniera”, non sentiti come autentici in quanto non mossi da desiderio, ma “forzati” da stereotipi esterni e convenzionali.
Partendo dal presupposto che “dove fuggi, porti sempre dietro te stesso” (Seneca), le conseguenze sono una instabilità di umore, una persistente insonnia, una incapacità di concentrarsi su progetti a breve e a lungo termine e una difficoltà a organizzare le proprie attività quotidiane.
Se non si sa più chi si è, non si può sapere cosa si desidera: questo è il punto cruciale della sua sofferenza.
Ricercare sé stessi non dove c’è luce, ma proprio nel punto in cui ci si è persi, richiede di non distogliere lo sguardo e di attraversare il proprio buio, per poterne venire fuori, elaborandolo.
Carlo a questo punto si decide di chiedere aiuto e, tramite il mio supporto psicologico, diventa cosciente della sua problematica: la sua femminilità, da sempre nascosta, repressa, rimossa, esce finalmente fuori e grida forte.
Finalmente ha toccato il suo problema. Tocca a lui, alla sua determinazione e tenacia, risolverlo.
Da qui ha inizio il suo lavoro etero e autodiretto: ricostruirsi, ricomporsi, tornare ad amarsi, alla luce di questo insight.
La sua ricerca è di una base affettiva stabile, in cui possa riconoscersi come persona e che funga da costante nel cambiamento che sta per intraprendere.
Teme di mettere a disagio gli altri, in particolare che la visione del suo corpo disturbi, arrechi fastidio e comporti di conseguenza l’evitamento da parte degli altri.
Sente che una parte del suo corpo si è formata in modo anomalo, prova imbarazzo e estraneità e, come difesa, perpetra la sua strategia di nascondersi. Si sente allora costretto a recitare una parte, e la recita, inventandosi, come lui stesso mi dice, “una bugia al giorno”.
Dottoressa Pierangela Bonardi
Psicologa Psicoterapeuta - Parma - Reggio Emilia
Dottoressa Pierangela Bonardi Parma - Reggio Emilia
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Dott.ssa Dott.ssa Pierangela Bonardi
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna 0907 dal 08/06/1993
Iscritta all'Albo Psicoterapeuti Emilia Romagna (03/03/1995)
Laureata in Pedagogia e Psicologia, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulente del Tribunale di Reggio Emilia
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